Incendio a Torino
Dopo l’incendio del grattacielo di Milano che trovi nella news precedente, a pochissimi giorni di distanza, il 3 settembre per la precisione, va a fuoco un fabbricato anche a Torino.
In Piazza Carlo Felice si sviluppa in pochissimo tempo un potente incendio che si diffonde anche a un palazzo vicino.
Si parla di sfollati, danni ingenti, coperture assicurative, risarcimenti: sembrerebbe la fotocopia dell’incendio della Torre del Moro.
Sembrerebbe, appunto.
Sembra un incendio fotocopia di quello milanese, ma …
Appare, dalle prime indagini, che l’innesco possa essere stata un’operazione di montaggio di una cassaforte in una mansarda da parte di un fabbro. Una “normale” operazione che commissioniamo a un nostro artigiano di fiducia.
Appare subito chiaro che l’incendio che si propaga dalla saldatrice è incontrollabile: in pochi minuti le mansarde sono avvolte dalle fiamme e neanche il tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco impedisce al fuoco di divampare ed estendersi anche a un fabbricato contiguo.

Fonte: Repubblica.it
Qual è l’entità del danno?
Domato l’incendio si contano danni e disagi: oltre 10 milioni di euro i primi e oltre 100 sfollati. E con altrettanta immediatezza parte il tam tam mediatico relativo ai risarcimenti. Le polizze, se ci sono e, anche qua, si scatena la disputa su chi pagherà, se si pagherà, quanto si pagherà. Perizie, indagini, accertamenti. Tempi lunghi? Mi sento di dire che questa è davvero l’unica certezza.
Tante le variabili in gioco: il cantiere in esecuzione; l’accesso di un artigiano incaricato da un proprietario; le regole sulla sicurezza; le coperture assicurative; i professionisti incaricati di seguire il cantiere; le autorizzazioni; il piano di sicurezza. Una matassa di responsabilità incrociate, di corresponsabilità che per dipanarla occorrerà tanto buon senso forse ma, certamente, tanto tempo.
Ci sono poi le cause da investigare su cosa ha portato il fuoco a divorare oltre 3.000 metri quadrati di superficie: occorreranno periti, perizie, indagini, prove e controprove.
L’Avv. Paolo Romagnoli già dichiara a Repubblica.it che “la situazione è piuttosto complicata”.

Incendio Torino, piazza Carlo Felice. Foto di Fabio Di Somma e Luca Crispino
Ci sono danni imponenti alla struttura e agli edifici contigui
A dir poco “complicata”: oltre ai danni materiali alle strutture ci sono i danni ai fabbricati contigui; ai contenuti delle abitazioni e degli uffici; i fermi attività (sì, c’erano anche uffici all’interno e, sotto, negozi); il costo abitativo degli sfollati, la perdita delle pigioni. E, anche qua come a Milano, per fortuna non si piangono vittime altrimenti, oltre ai costi materiali, piangeremmo anche quelle.
Potremmo dire che, trascorsi i tempi necessari per perizie, accertamenti e districata la matassa delle responsabilità partiranno certi i risarcimenti per tutti allora.
Non è così facile. Chi aveva contratto polizze a garanzia dei propri beni, accertata la natura non dolosa dell’evento, potrà certamente contare su un risarcimento. Sarà un risarcimento totale o parziale a seconda che le polizze siano state fatte bene (ovvero intervistando minuziosamente l’assicurato, valutando correttamente il valore e la tipologia dei beni da assicurare, controllando minuziosamente le garanzie offerte) oppure si sia solamente “comprata una polizza”.
Se non si ha una polizza? Si rischia il fallimento
Chi non aveva contratto polizze si affiderà alla macchina della giustizia che, dopo l’accertamento delle responsabilità, indicherà uno o più responsabili (si chiama “responsabilità solidale”) cui sarà intimato di procedere al risarcimento.
Anche qua: non sarà così facile. I responsabili potrebbero essere a loro volta assicurati o meno. Nel primo caso molto dipenderà da come sia stata realizzata la copertura. Esattamente come sopra.
Non inorridire! Non è così difficile trovare contratti che assicurano un professionista o un’impresa dove le cose sono “scritte male”. Qual è infatti la differenza tra scrivere “artigiano” e “fabbro con lavorazione presso terzi anche con uso di fiamme libere”? E quali sono i massimali previsti per queste figure? Arrivano a 10 milioni di euro? O sono limitati al minimo possibile per spendere poco … “tanto cosa vuoi che succeda”?

Fonte: Repubblica.it
Vorrei portare l’attenzione su alcune cose che, se appurate, come sembra, fanno diventare il danno una tragedia.
Sulla possibilità che quel fabbro possa essere (anche se solidalmente magari col responsabile della sicurezza o il committente dei lavori o ….) il “grande” responsabile dell’accaduto.
Il nostro Codice Civile, ispirandosi al Diritto Romano, all’articolo 2740, recita: Il debitore risponde dell’adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri.
Sai cosa significa? Che ti viene tolto tutto quello che hai e tutto quello che potrai avere fino all’estinzione del debito. Dieci milioni di euro! In conseguenza di quest’evento, per certo, avremo una famiglia povera in più. Sofferenza su sofferenza. Disgrazia su disgrazia.
Vale la pena rischiare?
E perché poi? Perché provvediamo in maniera superficiale a quanto dovrebbe invece essere una priorità; affidiamo il nostro futuro patrimoniale al minor costo, al minor impegno e alla speranza che “non capiti a noi”.
Ma se c’è una cosa certa è che gli incidenti accadono. Restano aleatori il momento, il soggetto e la gravità. Ma accadono e non può bastare il semplice ricorso alla scaramanzia per modificare l’evento. Possiamo incidere solamente sulle conseguenze patrimoniali che l’evento cagiona.
E queste non consistono nel “comprare una polizza” ma creare, alla base, una cultura della sicurezza, la gestione dei rischi personalizzata (in inglese il “risk management”), la pratica dell’assunzione e della riduzione di quelli che, per frequenza e gravità, non ci mettono in mezzo alla strada, l’eliminazione di alcuni che non sono sostenibili per nessuno e, infine, il trasferimento di quello che non possiamo permetterci economicamente di sostenere e che possiamo “vendere” a qualcun altro.
Solo qui interviene una polizza. Prima c’è tanto lavoro fatto di competenza, conoscenza, capacità e comunicazione. Solo così si può arrivare ad avere coscienza del rischio e ottenere soluzioni puntuali.
L’incendio forse non si sarebbe comunque evitato ma, certamente, potevano essere ridotte o eliminate le conseguenze patrimoniali che ne sono derivate.
Occorre assicurarsi il futuro
Assicurarsi un futuro e il futuro del nostro lavoro, delle nostre entrate, delle nostre famiglie e dei nostri figli non può essere un optional: deve diventare categorico.
Se anche tu sei di questo parere e ritieni indispensabile poter avere una Diagnosi dei Rischi personalizzata, clicca sul form e lascia i tuoi dati.